Quarta di copertina
«Né biografia, né racconto, né insieme di ricordi, ma piuttosto un fluido parlare di sé inteso come introspezione per il raggiungimento di una condizione etica, sociale e spirituale senza ipocrisie e senza rimpianti. Sotto certi aspetti il libro si potrebbe considerare o definire la registrazione di una lunga, lunghissima, sofferta seduta psicanalitica, in cui confluiscono tutti i conflitti che hanno portato Catherine a prendere coscienza di sé. Passando per il convincimento che non ci si può attendere nulla dagli altri, ma che quello che si ottiene nella vita interiore, intima, profonda, lo si ottiene tutto da soli, scavalcando pregiudizi, carenze affettive, difficoltà e avversità familiari, problemi di comunicazione, Catherine Spaak riversa in queste pagine tutta la sua straordinaria sensibilità, rivendicando una autonomia di giudizio priva di qualsiasi preconcetto o ipocrisia, che mette in evidenza un carattere dolce e inflessibile allo stesso tempo, una volontà precisa di non trascorrere invano questa vita senza lasciare traccia di sé. È così che la scrittrice, in pagine dure ma concrete, mette a nudo personaggi noti e notissimi e, infine, se stessa, con tutti i suoi conflitti interiori, la sua ambizione, la sua esistenzialità al femminile, che si traducono spesso in messaggi di poesia.»
Descrizione
Attraverso questa autobiografia ‘classica’ Spaak propone una vera e propria scrittura di analisi, raccontando l’ambiente familiare anaffettivo in cui è cresciuta e i suoi traumi infantili. Nel testo si combinano l’intento autopromozionale e la volontà di ridefinire la propria identità attraverso la scrittura. – a cura di Federica Piana