Il gioco della verità: una diva nella Roma del 1943
Quarta di copertina
«Nome d’arte di Maria Esther Beomonte, nel 1932 esordisce sul grande schermo nel primo grande successo commerciale di Camerini, Gli uomini, che mascalzoni!. [...] Tra le sue interpretazioni più significative, la ragazza perbene abbandonata dall’amante in Treno popolare (1933) di Matarazzo, o tradita dal fidanzato in Addio, giovinezza! (1941) di Poggioli, la cieca sfruttata da una megera di Le due orfanelle (1942) di Gallone e la generosa cameriera di Sissignora (1942), ancora di Poggioli. Negli anni ’50 si allontana dallo schermo per lavorare come arredatrice e scrittrice.»
Descrizione
Autobiografia ‘classica’ dal forte carattere testimoniale, che per certi versi la avvicina al memoir. Il testo, tuttavia, potrebbe essere definito anche ‘relazionale’, poiché più della metà del volume è dedicata alla relazione con Visconti.
In parte, come i testi di Catherine Spaak e Adriana Asti, è anche una scrittura di analisi. – a cura di Federica Piana
Classificazione
autobiografia classica
autobiografia relazionale
memoir
Stato di pubblicazione
fuori commercio
Prima pubblicazione
Baldini+Castoldi, 1995