Dalle origini e fino ai giorni nostri, le stelle dello schermo si sono cimentate, a tratti audacemente, con le narrazioni del sé, consegnando alle stampe o al web autobiografie o diari pubblici; con la pratica giornalistica, curando rubriche su rotocalchi e quotidiani; e con il côté propriamente letterario, pubblicando romanzi, poesie, racconti memoriali e così via. Ciò che hanno prodotto è un ampio arcipelago di scritture quasi completamente ignorato o misconosciuto sia dai Film Studies sia dagli studi propriamente letterari. DaMA propone quindi una prima analisi e mappatura delle variegate forme di scrittura praticate dalle attrici che costituiscono il corpus delle divagrafie (Rizzarelli 2017).
Dal punto di vista metodologico, muovendo dagli studi ormai consolidati sulle molteplici articolazioni del divismo, il progetto ambisce a realizzare una indagine interdisciplinare, capace di misurarsi con oggetti testuali non canonici, che mettono in relazione parola letteraria, dimensione performativa, immagine filmica e immaginario collettivo.
Guardando alle ricadute sociali in una prospettiva più ampia, DaMA si propone di valorizzare la presenza e il ruolo delle attrici-scrittrici nell’ambito delle produzioni editoriali, contribuendo a rafforzare l’orizzonte dei Women’s Studies e a diffondere una cultura delle differenze che, oggi più che mai, appare necessaria per superare il gender gap e l’orizzonte delle diseguaglianze che affligge il Paese.
L’articolazione del lavoro prevede tre fasi: la ricognizione e il reperimento dei testi prodotti dalle attrici italiane; l’analisi dei medesimi attraverso approcci interdisciplinari; la loro restituzione attraverso una mappatura digitale (portale delle DIVAGRAFIE).
DaMA ha anche l’ambizione di smuovere, a partire dalla prospettiva delle diverse articolazioni dello studio del cinema, i confini disciplinari, adottando metodologie proprie, in particolare, della critica e teoria letteraria, degli studi sulla performance e dei Cultural Studies. Le divagrafie consentono, inoltre, di portare nuovi elementi allo studio del cinema e del consumo filmico italiani, perché sono testi che sconfinano tra film, dispositivo letterario, editoria popolare e nuovi media.
Dal punto di vista storico, le forme e i generi individuati da Maria Rizzarelli si riconfermano nel tempo con variazioni notevoli, soprattutto in relazione ai mutamenti sociali seguiti ai movimenti del 1968 e degli anni ’70. A partire dagli anni ’80, tra epoca del riflusso e successivo avvento del berlusconismo, tra tv generalista, prima, e avvento del digitale, poi, le attrici cinematografiche italiane si sono misurate con altre forme di costruzione della propria immagine divistica. Alle pubblicazioni in volume, a quelle su riviste e rotocalchi si sono aggiunte nuove forme di testualità ancora tutte da esplorare, che impongono di prestare attenzione ai differenti orizzonti di scrittura aperti dal web e dalle varie piattaforme 2.0. Le parole delle attrici, la loro diversa e spesso misconosciuta presenza nell’ambito dei discorsi pubblici – attraverso il dispositivo letterario, l’editoria, i nuovi media – offre infatti un punto di osservazione imprevisto e fecondo sulla produzione e sul consumo filmico, sul versante della pubblicistica e della letteratura nonché sull’orizzonte della storia culturale e sociale del Paese.
L’Unità di ricerca dell’Università di Sassari si occupa delle DIVAGRAFIE in relazione agli studi sul divismo (Stardom e Performance Studies) e sulle autobiografie femminili. Concreti oggetti di studio sono le autobiografie delle attrici, vale a dire quella tipologia di pubblicazioni edite in volume che mescolano storie di vita e di cinema declinate in prima persona. Indagate anche in una prospettiva storica, le autobiografie delle attrici ci consegnano racconti del cinema (e della storia del Paese) da punti di vista desueti e non banali, attraverso i quali è possibile immaginare un altro genere di storia rispetto alle narrazioni canoniche.
L’Unità di ricerca dell’Università Catania si dedica in maniera specifica della dimensione letteraria delle DIVAGRAFIE, tentando un affondo teorico sulle tipologie testuali e sulle categorie critiche sul versante delle scritture finzionali. Da un lato, dunque, si punta a costruire una riflessione teorica sul “doppio talento” delle attrici che scrivono, provando ad estendere tale categoria, formulata nel campo degli studi di cultura visuale, alla relazione fra letteratura e performance per verificarne la fecondità ermeneutica. In particolare l’Unità di ricerca focalizza l’attività di studio sulle attrici-romanziere, ossia su quelle che hanno sperimentato modelli finzionali, invadendo a tutti gli effetti i confini del campo letterario.
L’Unità di ricerca della Università di Napoli Federico II ha il compito di indagare lo scenario più contemporaneo delle DIVAGRAFIE, con particolare attenzione agli ultimi decenni, analizzando le diverse tipologie dei contributi delle attrici, dalle pubblicazioni in volume a quelle periodiche, dalla carta stampata al Web. Le oscillazioni editoriali sono da considerarsi come spie di più ampi fenomeni legati all’industria e all’immaginario cinematografico, ma anche alla storia sociale del Paese. Lo scenario contemporaneo presenta, infine, un avvicendarsi di celebrities che richiede l’elaborazione di modalità di analisi e metodologie specifiche, anche per affrontare il modo in cui la star persona può costruirsi e raccontarsi attraverso il Web.